home    Sui sentieri dell'Arte Rupestre - Antichi Sassi nella collina Morenica
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Quella mattina mi alzai felice, tranne che per il tempo; mi vestii e mi lavai e feci colazione, mi misi la giacca e lo zaino in spalla. Alla fermata del pullman non aspettammo molto. Arrivati a scuola non c’era un cane tranne qualche nostro compagno (Edoardo).

Scesi dal pullman Andrea che dovevamo camminare per circa 300-400 metri su di un sentiero per poi inoltrarci in un bosco poco fitto (Maurizio).

Andrea spiegò di cosa era formato il terreno: di terra, acqua e fango. Poi il nostro prof. Garrone disse a due miei compagni di contare gli anni di una quercia piegata in due. (Daniele).

Andrea aveva detto che quella collinetta era morenica, e tanto tempo fa era coperta da un blocco di ghiaccio perché allora era l’era glaciale. Sulla collinetta c’è un bosco detto bosco ceduo, che vuol dire che gli alberi venivano tagliati ogni tanti anni per fare legna (Valentina).

Andrea ci ha fatto strada e siamo saliti sulla collina, poi lui ci ha fatto percorrere una stradina piena di foglie, rami e un sacco di alberi, che ci andavamo a sbattere. Questa gita mi è piaciuta molto perché a me piace stare in mezzo alla natura e annusare la pioggia fresca e gli odori delle piante e dei fiori (Valeria).

A questo punto tutti i gruppi fecero qualcosa. I fotografi fotografavano la roccia; gli schedatori dovevano compilare delle schede descrittive della roccia; i disegnatori cercavano di riprodurre la roccia e gli archeologi dovevano riportare tutte le caratteristiche della roccia e delle coppelle su fogli trasparenti (Stefano)

Il tempo non era bello, infatti pioveva. Prima di salire sulla collina, siamo passati vicino a dei campi. La guida ci ha detto che la collina era di tipo morenico, cioè l’aveva formata il ghiacciaio. Arrivati sulla roccia gli archeologi hanno incominciato il loro lavoro, coprendo la roccia con della plastica trasparente e disegnando su di essa la forma delle coppelle (Luca).

Ci avviamo verso il bosco in uno stretto sentiero, che durante la passeggiata ci permette di osservare i tronchi d’albero tagliati, radici, e bellissimi panorami. Il sentiero attraversa il bosco ceduo, dove i botanici iniziano a svolgere il loro lavoro, raccogliendo fiori e pietre (Andrea).

In quel momento il professor Garrone dava inizio al lavoro dei botanici: raccogliere qualsiasi elemento che avremmo potuto esaminare in classe. Da quel momento ho trovato un’infinità di quarzi, numerose foglie di varie piante, radici di un fiore detto “Dente di Cane”, cortecce di castagno e di quercia, ricci di castagne con rispettive castagne, bacche, ghiande e così via (Matteo).

Siamo arrivati alla roccia su cui dovevamo lavorare. Era formata dalle coppelle, piccole buche fatte da antichi uomini per segnare il confine o per segnare le costellazioni, forse per piccoli sacrifici e offerte dedicate a un dio (Carlotta).

Le coppelle sulle rocce servivano a delimitare il territorio, a far scorrere il sangue degli animali sacrificati o a segnare delle costellazioni e così via (Antonio).

Dopo avere asciugato la roccia lasciammo misurare agli schedatori la larghezza, la lunghezza e l’inclinazione. Finito il lavoro coprimmo con cinque fogli trasparenti la roccia. Abbiamo fatto il rilievo e riportato indicazioni per poi ricomporlo a scuola (Davide).

La roccia come caratteristica aveva le coppelle. Gli archeologi hanno messo un foglio trasparente per disegnare le coppelle e i disegnatori hanno disegnato la roccia (Dario).

Io e miei compagni, che eravamo del gruppo dei fotografi, abbiamo iniziato a fotografare la roccia, l’altro gruppo che era composto dagli schedatori doveva compilare una scheda che chiedeva di completare e di descrivere le caratteristiche del boschetto (Paolo).

Infine gli archeologi pulivano la pietra e su fogli molto grandi e trasparenti facevano tutti il rilievo della pietra cioè le coppelle con la sagoma della pietra; per fare questo lavoro ci hanno messo più o meno due orette (Marta).

Abbiamo lavorato sulla pietra, e siccome ci avanzava un po’ di tempo siamo andati a vedere la seconda roccia, sulla quale avrebbero lavorato altri ragazzi, poi stanchi siamo tornati a scuola (Chiara).

Subito dopo una mezzoretta arrivò l’ora di merenda. Io mi portai due euro di pizza bianca, un Kinder Bueno e due Estatè alla pesca. Io non la mangiai tutta la pizza perché ne offrii un po’ a tutti (Boris).


Un mondo rupestre
I segni della natura e della preistoria sulle colline moreniche di Monsagnasco

presenta il lavoro della classe 1A T.F. della s.m.s. Antonelli di Torino, primavera 2002.


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